Gli Innamorati di Carlo Goldoni
Giugno è arrivato e con esso anche il periodo dei saggi di fine anno. C'è sempre un grande fermento primo dello spettacolo. Nelle settimane prima si comincia a cercare abiti, scarpe accessori che rendano il tutto ancora più bello e speciale. Si pensa al trucco, ai capelli, ai gioielli e tutto deve essere curato nel minimo dettaglio.
E quando finalmente il sipario si apre ecco che la magia e il divertimento vanno in scena.Ma uno spettacolo di fine anno non è mai solo uno spettacolo di fine anno. Uno spettacolo è un percorso che si inizia a preparare mesi prima. Si parte dalla scelta del testo. Una scelta che ho avuto la fortuna di fare in modo unitario con il gruppo, una scelta voluta da tutti.
E una volta scelto il testo, si comincia a studiare. La memoria è la parte più semplice: una serie di parole sempre uguali da sapere "come il padre nostro" per citare la mia insegnante. La parte più complessa arriva quando si entra davvero nel testo e si cercano di capire le intenzioni e le emozioni del personaggio. Si indagano i perché delle azioni e si cerca di dare voce a quei sentimenti.
è il primo passo per entrare nel personaggio, o meglio rendere nostro quel personaggio. Perché non è mai "come agirebbe personaggio x quando si arrabbia?" ma piuttosto "cosa faccio io Sara quando mi arrabbio?". Per me, che sono ancora alle prime armi, è il momento più difficile. è difficile nel momento in cui, purtroppo, da piccola mi è stato insegnato a nascondere quello che realmente sentivo, a non esagerare, a non piangere davanti agli altri, a nascondere e fingere che tutto andasse sempre bene. A celare l'entusiasmo e reprimere la rabbia.Ma il teatro insegna anche questo. Non c'è nulla di sbagliato. E mostrare i propri sentimenti ed emozioni e la cosa più reale e naturale che possa esserci. Il teatro ha bisogno dei sentimenti veri per essere credibile e permettere allo spettatore di immedesimarsi e credere che quello a cui sta assistendo sia reale.
Una volta che si è preso consapevolezza dei sentimenti e del sottotesto di un'opera si passa alla parte fisica. Si decidono i movimenti da fare, il classico "tu ti metti lì e io sto di qua". Si prova e si riprova finché non ci si sente comodi e finché poi il corpo compie dei gesti naturali e il meno meccanici possibili. Per me quest'anno mi ha aiutato tantissimo avere degli oggetti di scena, un divano e dei ventagli che sono stati utilissimi soprattutto quando non sai dove mettere le mani e le braccia.
E infine dopo tutto questo si prova e si riprova, per migliorare di settimana in settimana e per trovare ogni volta dettagli e sfumature nuovi che messi insieme contribuiscono a costruire lo spettacolo.
Ma non solo. Il gruppo aiuta moltissimo. Aiuta nello scambio di idee, aiuta per migliorarsi e soprattutto aiuta a non sentirsi solo.
In questo percorso, quest'anno teatrale in particolare, mi è capito molto spesso di sentirmi sola. Di sentirmi incapace davanti ai miei compagni, di sentirmi un elemento poco essenziale alla riuscita di questa commedia, di sentirmi non abbastanza brava, abbastanza bella, abbastanza sciolta.
Lo sconforto e la paura sono sempre dietro l'angolo. La paura di fallire e la paura di deludere il gruppo.
Ma è proprio dal gruppo che ne ho tratto la mia forza. I loro incoraggiamenti, i loro consigli, la loro pazienza nell'aiutarmi a provare e riprovare finché non mi sentivo abbastanza sicura di come una battuta andasse detta o un movimento fatto. Il loro ascolto delle mie insicurezze e il loro supporto sono stati la chiave per fare un bel respiro e salire su quel piccolo palco e interpretare la mia Flamminia, con il mio vestito verde che tanto ho adorato, esattamente come avevo sempre provato, ma con più grinta e più forza.Gli Innamorati di Carlo Goldoni
I due giovani possono finalmente sposarsi con il benestare delle famiglie.
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