Ora mi vedi, fratello?

 La mia penna ha smesso di funzionare o forse il mio cervello è troppo stanco per pensare. 

Anzi no, è la mia anima che ha smesso di crederci. Non crede più al futuro di questa passione e pian piano la sta uccidendo. Così anche il cuore comincia a essere stanco dei continui fallimenti e ha smesso di provare a scrivere qualcosa.

Le storie che creo, promettono sempre bene, o almeno l'inizio è molto soddisfacente, le parole escono una dopo l'altra senza che ne abbia davvero il controllo. L'ultimo racconto che ho scritto iniziava così:


“C'era un tempo in cui i supereroi erano costantemente presenti nel perfetto funzionamento dell'umanità. Loro salvavano le persone, ed erano ben visti dalla gente, che li ricopriva di gratitudine e di amore. Questi personaggi misteriosi si aggiravano per le strade delle grandi e piccole città, cercano di salvare chi era in pericolo. Ma in una società, dove tutti ormai credevano di non aver bisogno di qualcuno che li potesse salvare, i supereroi cominciarono ad essere sottovalutati e persero il loro valore.

Così nascere con dei poteri era diventato oltraggioso e tremendamente fastidioso.

E ciò che irritava maggiormente anche Christopher era la discriminazione da parte dei suoi compagni di scuola, semplicemente per essere nato da una famiglia di ex-supereroi.

Christopher aveva solo 16 anni, ma aveva già sviluppato i suoi super poteri che non facevano altro che rovinargli la vita. I suoi poteri erano molto particolari. Aveva ereditato la forza da suo padre e la velocità da sua madre. Solitamente accadeva che si ereditasse solamente un potere dai genitori. Lui li aveva presi entrambi e da qualche mese si era accorto che riusciva a controllare la forza delle acque. Gli sembrava che in qualche modo Dio stesse mettendo alla prova la sua capacità di resistere in quel mondo di Normo (chiunque non avesse poteri). In ogni caso stava fallendo. E alla grande.”


E poi? Come potrei far evolvere questa storia senza scadere nel banale? O peggio, in un finale che qualcuno ha già sicuramente scritto?

Potrei far vivere talmente tante disavventure a questo Christopher, che lo porterebbero ad un'infelicità tale da costringerlo a togliersi la vita.

Considerando come vanno le cose in questo periodo, non sarebbe così male. La mia storia e quella di Christopher finirebbero per combaciare, solo che io non sono un eroe. Io sono l'esatto contrario di quello che si potrebbe definire un eroe, sono più l'emblema dell'antieroe, almeno nella mia visione del mondo. Facendo riferimento a libri, film e, perché no, fumetti e cartoni animati, l'eroe è sempre un ragazzo un po' sfigato che grazie a nuovi poteri, riesce ad avere il proprio riscatto e il proprio posto nel mondo.

Per non parlare di quegli stupidi film e serie tv su Netflix, palesemente tutti uguali, in cui una ragazza improvvisamente diventa la reginetta del ballo, dopo anni di soprusi da parte del gruppo dei più popolari, solamente perché si accorgono che ha delle meravigliose qualità nascoste.

Insomma nella realtà che ci vogliono far credere, gli eroi sono in qualche modo persone che se lo meritano, per le loro qualità, senza tener conto del rango sociale. E alla fine vincono contro i cattivi. Tutte belle favole che ci hanno sempre raccontato, ma non è la vita vera.

Nella realtà, o meglio nella società di oggi, in questo paese in particolare, nessuna sfigata fuori moda diventerà mai reginetta e nessun nerd riceverà mai i meritati poteri, sarà sempre e solo un nerd. Lo status che ci viene appiccicato più o meno alle medie, ci resta per tutta la vita, senza minima possibilità di uscirne.

Se si pensa che al liceo si possa anche nascondere il proprio status, un po' per abitudine, un po' per desiderio di cambiamento, all'università sarà ancora peggio. Si può classificare ogni singolo studente solo ad un primo sguardo; inoltre, il fatto che lo stato sociale di una persona emerge subito a partire dalla ratificazione delle tasse, fino ad arrivare al modo di vestire (penso che come uno si veste, rappresenti già un po' la sua condizione sociale). Così più si cresce, più il divario tra eroi e antieroi aumenti sempre di più.

E quindi ciò che accade nei fumetti è l'opposto della realtà. In questo mondo i popolari e i belli si prendono tutte le soddisfazioni e a noi persone mediocri non rimangono neanche le briciole di quella gloria. Gli sfigati vengono messi da parte e schiacciati continuamente per il loro essere deboli. Anche se non commettiamo niente di male o immorale e solitamente siamo buoni d'animo, il nostro riscatto ci viene rubato dai veri eroi che dominano la società. Se vogliamo essere pignoli, anche Bruce Wayne è diventato Batman solamente grazie ai soldi. Le sue avventure sì che rappresentano perfettamente la società in cui mi ritrovo a vivere.

Però a pensarci bene, a chi piacerebbe leggere la storia di una scrittrice fallita, depressa e con tendenze suicide e autolesioniste?

Alle persone piacciono le storie positive e gli “happy ending”.

In questo mondo di eroi e falsi eroi, io mi considero più un villain. Contando che i cattivi non piacciono a nessuno e non vengono capiti, probabilmente io rientro in questa categoria.

Nei film, spesso mi identifico e parteggio anche per loro, fino a provare una tale empatia da farmi stare male quando sul finale vengono inevitabilmente sconfitti.

Io sono il cattivo della mia storia. L'oscurità che è in me domina sul mio mondo, sul mio essere e sulle mie decisioni. So precisamente da dove arriva questa anima oscura che mi porto dentro, ma ammetterlo è difficile, così come spiegarlo a qualcuno.

Penso sempre “Se ridessero di me, del mio passato e delle emozioni che provo?”. Insomma essere compresi  in un mondo di eroi è complicato. 

Ecco spiegato anche il motivo per cui il mio personaggio cinematografico preferito è Loki. Lui impersona perfettamente quel tipo di cattivo dall'animo buono che è talmente incompreso da compiere azioni sbagliate e totalmente folli solamente per poter esprimere il suo dolore alle persone che lo circondano e che dovrebbero amarlo. La scena di lui imprigionato nella gabbia che finge che nulla lo turbi dopo la morte della madre è l'esatto esempio di come mi sento ogni istante della mia (misera) vita. Il suo dolore è così profondo e straziante da consumarlo. La differenza tra me e Loki, però, è che io sono più brava a nascondere il mio dolore. E questo fa di me un villain perfetto. 

A pensarci bene, non mi dispiace considerarmi un villain. Mi incuriosisce soprattutto l'estrema sincerità con cui agiscono, nessun cattivo ha mai celato le emozioni, i sentimenti o i propri piani malvagi, ma chissà perché tutti li sottovalutano o non li credono abbastanza capaci o forti di passare alle azioni, sorprendendosi quando poi qualcosa di terribile accade. Senza escludere il fatto che senza i cattivi, i buoni e gli eroi non avrebbero motivo di esistere. Ogni fiaba che si rispetti ha inizio con un villain che la principessa di turno ha il compito di affrontare, per riportare l'ordine; ordine immaginario che qualche fantomatico eroe scrittore di storie ha deciso di  imporre come giusto. 

Se parliamo di fiabe, non posso che non nominare Maleficent (sempre nella più recente versione cinematografica) che, al contrario di Loki, non è nata con un'oscurità dentro, ma a trasformare il suo animo sono state le crudeltà dei falsi eroi.

Gli eroi di oggi sono quelli che farebbero di tutto per essere i migliori, i più popolari e i più ammirati, facendo addirittura crollare a pezzi persone innocenti. È più facile costruire la propria immagine sulle mancanze altrui, piuttosto che sulle proprie qualità. Così fanno quelli che in questo momento sono considerati i veri eroi: gli influencer. Instagram è pieno di gente con migliaia di follower che dice e fa cose assurde pur di avere qualche like in più. 

Gli eroi del prossimo decennio avranno tutti le stesse caratteristiche e useranno tutti le stesse identiche parole (oltre a promuovere prodotti dimagranti), ma verranno ricoperti continuamente di ammirazioni perché “Si sono fatti da sé”, o con i soldi di papà, non che faccia differenza, o perché “sono persone come noi” e poi partecipano a sfilate ed eventi, come ogni persona comune. 

Non voglio dire che, cambiando gli eroi, sono cambiati anche i valori rispetto a qualche anno fa, ma so solo che adesso mi viene chiesto spesso cosa mi spinge a fare volontariato considerando che non ricevo una ricompensa monetaria, oppure cosa ci trovi di divertente a stare a casa a leggere un buon libro di sabato sera.

Io capisco solo ora, passati alcuni anni dal liceo, cosa intendeva Pirandello quando parlava di inetti.

In questa società che cambia radicalmente ogni giorno, gli inetti sono in aumento, anche se non sempre ne sono consapevoli o non ammettono di esserlo. 

Non è bello considerarsi degli anti-eroi, anche perché gli standard che ci vengono imposti da chissà chi, impongono di essere degli eroi perfetti con un'immagine perfetta di ciò che mostriamo al mondo.

Se devo essere sincera io scelgo di essere un inetta. Anche perché io non sono perfetta e forse neanche voglio esserlo. Preferisco mettere in mostra i miei difetti ed esserne consapevole, per due semplici ragioni: la prima è che sicuramente nessuno sconosciuto sarebbe in grado di ferirmi, se qualcuno mi facesse notare un difetto, io non avrei più problemi ad ammetterlo. Metterei a tacere l'interlocutore che, così non avrebbe più modo di usare i miei difetti contro di me.

La seconda motivazione è che le persone che riescono a conoscere la vera me, quella un po' saccente ma anche insicura, non hanno modo di stupirsi dei miei comportamenti, perché non fingo di essere una ragazza che non sono, e questo non li fa allontanare da me. 

Non che ci sia un motivo valido per restare al mio fianco. Nessuno vorrebbe un villain o un antieroe come amico.


Presa un po' dallo sconforto, decido di cambiare playlist. Forse perché le canzoni che sto sentendo in questo momento mi stanno facendo perdere tempo, sto divagando in un mare di pensieri confusi da quasi un'ora, senza aver ancora scritto una parola che possa aiutarmi a continuare la mia nuova storia. Molto più probabilmente, perché ascoltare canzoni del 2012 mi fa ripensare a momenti e ricordi che vorrei evitare e rimuovere per adesso, prima che scoppi in lacrime. 

Faccio partire la mia playlist preferita, un susseguirsi di canzoni dei Fall Out Boy  dal 2005 ad oggi. Ripenso a questa band come se fossero gli unici eroi della mia vita, che un giorno, come se fosse stato il destino, sono entrati casualmente nella mia vita e soprattutto nel mio cuore e hanno reso meno monotone le mie giornate. Loro sì che sono veri eroi. Con la chitarra al posto del mantello.

Improvvisamente qualcosa mi passa per la testa e la mia penna comincia a scrivere vorticosamente senza che io ne abbia davvero il controllo.

Sarà merito dei Fall Out Boy che suonano a tutto volume nelle cuffiette My songs know what you did in the dark”la mia canzone preferita in assoluto. Forse il mio subconscio, quello che scrive solitamente, si è chiesto “cosa farebbe Christopher nella notte oscura?”

«Sarò l'eroe che tutti i cattivi vorranno come amico» rispose Christopher.



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